15/12/2017
Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale in base al decreto attuativo della legge 107/2015: L’approvazione del decreto regolamentare è una corsa contro il tempo.
Le scuole, le famiglie e gli studenti devono essere adeguatamente informati sui nuovi percorsi. La UIL chiede di rimandare di un anno l’applicazione del decreto. La fretta porta solo confusione e dalla confusione non vengono mai risultati positivi.
Il Decreto regolamentare attuativo del D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 61 sulla revisione dei percorsi dell’istruzione professionale e del raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale: di questo si è discusso al MIUR tra l’Ufficio di Gabinetto del Ministro e le Organizzazioni Sindacali. Per la UIL Scuola hanno partecipato Noemi Ranieri e Mauro Colafato.
Il ministero, presenti all’incontro il dott. Pinneri, la dott.ssa Nardiello e il dirigente tecnico dott. Acerra, ha illustrato alle organizzazioni sindacali – impossibilitate a prendere visione contestuale dei testi del provvedimento – i punti salienti del decreto regolamentare sulla revisione dei percorsi dell´istruzione professionale nel rispetto dell´art.117 della Costituzione ed ha fornito aggiornamenti in merito all’attuazione del decreto sul nuovo reclutamento docenti, evidenziando l’effetto doccia fredda che la sentenza della Corte Costituzionale ha determinato, riconoscendo le ragioni e le proposte già avanzate dalla UILScuola.
L’amministrazione ha reso noto inoltre, che , su loro richiesta , intende convocare le organizzazioni sindacali ai primi di gennaio, in modo da poter proseguire gli incontri relativi all’attuazione dei decreti legislativi di cui alla legge 107/2015.
Le valutazioni e le proposte di merito
La UIL, non disponendo del testo e degli allegati al provvedimento regolamentare, non ha potuto esprimere immediatamente una valutazione analitica del medesimo e si è riservata di comunicare le dovute osservazioni subito dopo la lettura della bozza che il MIUR trasmetterà alle organizzazioni sindacali.
Tuttavia la UIL ha messo immediatamente in chiaro che è prioritario rafforzare il sistema di istruzione professionale statale. Vista la complessità dei temi trattati e i tempi ristrettissimi entro i quali il MIUR intende approvare il decreto (ovvero entro metà gennaio 2018, peraltro di concerto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni), la UIL ha chiesto all’Amministrazione che il provvedimento abbia effetto a partire dall’a.s. 2019/2020.
La UIL ha espresso forte preoccupazione relativamente ai tempi di attuazione: siamo a ridosso delle iscrizioni, momento cruciale per famiglie e studenti che proprio in questi giorni stanno meditando sulle scelte più opportune da effettuare per il prosieguo degli studi. Gli istituti professionali chiedono di prendere tempo in quanto non sono realmente possibili forti misure di accompagnamento. L’apertura delle iscrizioni è imminente e finanche un’approvazione “lampo” del provvedimento non cambierà l’orientamento di tanti studenti che preferiranno iscriversi a un percorso di studi certo e ben definito, anziché a un percorso professionale confuso. Nonostante le rassicurazioni ministeriali ci sarà il rischio concreto che il trend negativo di iscrizioni alle classi prime dei nuovi percorsi possa accentuarsi e che i docenti, disorientati, producano domanda di trasferimento.
Per la UIL occorre mantenere la distinzione dei profili professionali ed i relativi percorsi formativi evitando che decisioni affrettate alimentino proprio quegli effetti che si intende contenere, come, in primo luogo la fuga dai professionali.
Il demandare alle regioni la declinazione di profili quali ad esempio gli assistenti di sala e di cucina nei professionali per il turismo e l’ospitalità alberghiera non trova nessuna giustificazione concreta; le strutture alberghiere hanno finora usufruito di studenti competenti formati nei percorsi di istruzione, dove possono continuare ad acquisirle formare senza forme di devolution formativa.
La scheda di sintesi delle modifiche ordinamentali
Il provvedimento presentato dall’Amministrazione punta al superamento della sovrapposizione dell’istruzione professionale rispetto all’istruzione tecnica e ai percorsi di Istruzione e di Formazione Professionale (IeFP) di competenza delle Regioni. Ha l’obiettivo di riaffermare l’identità degli istituti professionali attraverso una maggiore articolazione dei percorsi e un’autonomia didattica e gestionale, incrementando le ore di laboratorio e rispondendo alle esigenze delle filiere produttive del territorio, anche in relazione ad attività economiche e alle novità del mercato del lavoro. Prevede la possibilità per gli istituti professionali di realizzare – in via sussidiaria e previo accreditamento regionale – dei percorsi di istruzione e formazione professionale per il rilascio della qualifica e del diploma professionale quadriennale.
L’Amministrazione dunque intende avviare, a partire dalle classi prime attivate nell’anno scolastico 2018/2019, undici indirizzi di studio dei percorsi di istruzione professionale, facenti riferimento alle attività economiche di rilevanza nazionale. Più precisamente il provvedimento applicativo si discosta dalle ben note opzioni/curvature, per approcciarsi a nuovi profili e percorsi : 11 profili unitari dei quali si esplicitano le competenze e le abilità fondamentali la cui declinazione viene demandata alle scuole in base ai percorsi formativi richiesti dal territorio coerentemente con le priorità indicate dalle Regioni.
Il provvedimento, inoltre, individua – al fine di consentire i passaggi tra i sistemi formativi – la correlazione tra le qualifiche e i diplomi professionali conseguiti negli IeFP e gli indirizzi dei percorsi dell’istruzione professionale.
L’assetto organizzativo dell’istruzione professionale viene caratterizzato da una struttura quinquennale articolata in un biennio unitario (2.112 ore, di cui 1.188 ore di attività e insegnamenti di istruzione generale e 924 ore di attività e insegnamenti di indirizzo comprensive del tempo destinato al potenziamento dei laboratori) e in un triennio (1.056 ore in ciascun anno, di cui 462 ore di attività e insegnamenti di istruzione generale e 594 ore di attività e insegnamenti di indirizzo). Il modello didattico è improntato al principio della personalizzazione educativa , che si concretizza in uno specifico monte orario “dedicato” (fino a 264 ore nel biennio) e in un “progetto formativo individuale” che accompagna lo studente lungo tutto il suo percorso di studio e di formazione: l’obiettivo è consentire ad ogni studentessa e ad ogni studente di rafforzare e innalzare le proprie competenze per l’apprendimento permanente. Tale modello fa riferimento a metodologie di apprendimento di tipo induttivo ed è organizzato per unità di apprendimento.
Le istituzioni scolastiche potranno utilizzare, la quota di autonomia del 20% sia nel biennio che nel triennio, per potenziare gli insegnamenti obbligatori con particolare riferimento alle attività laboratoriali e la quota di flessibilità del 40% dell’orario complessivo previsto per il terzo, quarto e quinto anno, per articolare gli indirizzi del triennio in profili formativi.
Circa i passaggi tra i percorsi dell’istruzione professionale e l’istruzione e formazione professionale, il provvedimento cerca di favorire una libera scelta da parte degli studenti di un percorso personale di apprendimento.
Il decreto regolamentare, inoltre, prevede un incremento delle dotazioni organiche a seguito del potenziamento delle attività di laboratorio, senza tuttavia creare esuberi.